PALAZZO MANSUETI
NOTIZIE STORICO ARCHIVISTICHE SU PALAZZO MANSUETI (di Raffaella Clerici)
(by Raffaella Clerici)
PALAZZO MANSUETINOTIZIE STORICO ARCHIVISTICHE SU PALAZZO MANSUETI (di Raffaella Clerici)
Palazzo Mansueti (dal nome del proprietario, Ernesto Mansueti, che ne promosse i preziosi restauri di inizio Novecento) denota una chiara fondazione di ispirazione neoclassica databile tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, come si evince dalle architravi delle finestre del piano nobile e dal modulo architettonico in generale.
Infatti lo studio della particella catastale (la n.443) eseguita sui catasti antichi conservati presso la sezione d’Archivio di Stato di Spoleto racconta la seguente storia architettonica: il Palazzo già esisteva nel 1835, era di proprietà del nobiluomo Gaetano Montini Taddei, aveva un estimo di ben 300 scudi e risultava descritto come “casa con corte di propria abitazione”; nel 1877 il Palazzo passò ai nuovi proprietari, la famiglia Soldoni, il cui capofamiglia, Emilio Soldoni, muore nel 1892, ma le sorelle Maria ed Emilia ne conservano la proprietà e acquistano anche l’abitazione adiacente (registrata al catasto col n.444), ampliando ed impreziosendo il Palazzo. Emilia Soldoni sposa nel 1892 il nobiluomo Ernesto Mansueti, proveniente da un’importante ed erudita famiglia di Trevi. Così, grazie all'apporto fattivo e al loro amore per il gusto, i coniugi Mansueti danno vita ad un’importante ristrutturazione di tutta la facciata del Palazzo e probabilmente, come emerso da recenti approfondimenti strutturali effettuati, anche di parte degli interni. Si affidano al progetto dell’architetto Carlo Antonelli, il quale fa sistemare il Palazzo nelle forme in cui lo possiamo ammirare oggi. Siamo nall’anno 1905, nel suo periodo di maggior splendore e le iniziali di Ernesto Mansueti campeggiano sulla balaustra del terrazzino d’onore. Nel 1925 la proprietà di Palazzo Mansueti passa a Francesco Mansueti, fratello minore ed erede universale di Ernesto; mentre nei decenni successivi viene frazionata tra alcuni nuovi acquirenti, che ne acquistano diversi vani a scopo abitativo; la famiglia Mansueti ne conserva comunque la proprietà maggiore. Nel 1947 Vincenzo Mansueti, figlio di Francesco, vende a terzi una cospicua parte di Palazzo di sua pertinenza, mentre la sorella Angelica Mansueti conserva gelosamente la sua proprietà. Infine, nel 1966, il Maestro Giuseppe Bertelli, uno tra i più insigni collaboratori del Teatro Lirico Sperimentale, acquista da Vincenzo Mansueti alcune sale del Palazzo, in particolare quelle del piano d’onore, il più ampio ed elegantemente rifinito, dove oggi sorge il Centro di Documentazione del Teatro Lirico Sperimentale. Negli Atti dell’Accademia Spoletina del 1926 è riportata un’esaustiva descrizione di come era all'epoca Palazzo Mansueti, “casa molto signorile, sia per la grande porta architravata, sia per il bel restauro della facciata con finestre e balconi in laterizio, voluto nel 1905 dal compianto Ernesto Mansueti –deceduto appunto nel 1925- su disegno dell’architetto Antonelli”. Il volume prosegue sottolineando la ricchezza e ricercatezza dei materiali impiegati, fra i quali le terrecotte “uscite dalle fabbriche Biscarini di Perugia”. Gli interni vengono poi descritti minuziosamente, con il “grande salone gentilizio ed alcune stanze con soffitto a cassettoni decorati, arredate con mobilio di noce scolpita, tra il quale s’ammirano anche casse nuziali”. Sovrasta il tetto “una splendida terrazza che domina tutta la valle spoletana”.
(Fonti documentarie: Sezione di Archivio di Stato di Spoleto, Comune di Spoleto, Catasto, serie 8, 1, n.14; Atti dell’Accademia Spoletina [1923-1926])
Infatti lo studio della particella catastale (la n.443) eseguita sui catasti antichi conservati presso la sezione d’Archivio di Stato di Spoleto racconta la seguente storia architettonica: il Palazzo già esisteva nel 1835, era di proprietà del nobiluomo Gaetano Montini Taddei, aveva un estimo di ben 300 scudi e risultava descritto come “casa con corte di propria abitazione”; nel 1877 il Palazzo passò ai nuovi proprietari, la famiglia Soldoni, il cui capofamiglia, Emilio Soldoni, muore nel 1892, ma le sorelle Maria ed Emilia ne conservano la proprietà e acquistano anche l’abitazione adiacente (registrata al catasto col n.444), ampliando ed impreziosendo il Palazzo. Emilia Soldoni sposa nel 1892 il nobiluomo Ernesto Mansueti, proveniente da un’importante ed erudita famiglia di Trevi. Così, grazie all'apporto fattivo e al loro amore per il gusto, i coniugi Mansueti danno vita ad un’importante ristrutturazione di tutta la facciata del Palazzo e probabilmente, come emerso da recenti approfondimenti strutturali effettuati, anche di parte degli interni. Si affidano al progetto dell’architetto Carlo Antonelli, il quale fa sistemare il Palazzo nelle forme in cui lo possiamo ammirare oggi. Siamo nall’anno 1905, nel suo periodo di maggior splendore e le iniziali di Ernesto Mansueti campeggiano sulla balaustra del terrazzino d’onore. Nel 1925 la proprietà di Palazzo Mansueti passa a Francesco Mansueti, fratello minore ed erede universale di Ernesto; mentre nei decenni successivi viene frazionata tra alcuni nuovi acquirenti, che ne acquistano diversi vani a scopo abitativo; la famiglia Mansueti ne conserva comunque la proprietà maggiore. Nel 1947 Vincenzo Mansueti, figlio di Francesco, vende a terzi una cospicua parte di Palazzo di sua pertinenza, mentre la sorella Angelica Mansueti conserva gelosamente la sua proprietà. Infine, nel 1966, il Maestro Giuseppe Bertelli, uno tra i più insigni collaboratori del Teatro Lirico Sperimentale, acquista da Vincenzo Mansueti alcune sale del Palazzo, in particolare quelle del piano d’onore, il più ampio ed elegantemente rifinito, dove oggi sorge il Centro di Documentazione del Teatro Lirico Sperimentale. Negli Atti dell’Accademia Spoletina del 1926 è riportata un’esaustiva descrizione di come era all'epoca Palazzo Mansueti, “casa molto signorile, sia per la grande porta architravata, sia per il bel restauro della facciata con finestre e balconi in laterizio, voluto nel 1905 dal compianto Ernesto Mansueti –deceduto appunto nel 1925- su disegno dell’architetto Antonelli”. Il volume prosegue sottolineando la ricchezza e ricercatezza dei materiali impiegati, fra i quali le terrecotte “uscite dalle fabbriche Biscarini di Perugia”. Gli interni vengono poi descritti minuziosamente, con il “grande salone gentilizio ed alcune stanze con soffitto a cassettoni decorati, arredate con mobilio di noce scolpita, tra il quale s’ammirano anche casse nuziali”. Sovrasta il tetto “una splendida terrazza che domina tutta la valle spoletana”.
(Fonti documentarie: Sezione di Archivio di Stato di Spoleto, Comune di Spoleto, Catasto, serie 8, 1, n.14; Atti dell’Accademia Spoletina [1923-1926])