Comunicato Stampa
4 Agosto 2017 – Spoleto
Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli” in collaborazione con il Comune di Spoleto
Eine Kleine Domplatz Musik
il Novecento: l’Europa
Mahagonny Songspiel
la kermesse musicale anteprima della
71ma Stagione Lirica Sperimentale
Venerdì 11 e Sabato 12 agosto ore 18.00 a Spoleto presso il Teatrino delle Sei Luca Ronconi, l’Ex Museo Civico e il Teatro Caio Melisso
4 Agosto 2017, Spoleto. Venerdì 11 e sabato 12 agosto alle ore 18.00 il Teatro Lirico Sperimentale, in collaborazione con il Comune di Spoleto, presenta in anteprima della 71ma Stagione Eine Kleine Domplatz Musik, la consueta kermesse quest’anno dedicata al Novecento musicale europeo e inserita nell’ambito della manifestazione “Spoleto d’Estate”, organizzata dal Comune di Spoleto. L’evento è allestito negli spazi di Piazza del Duomo e l’appuntamento è per le ore 18.00 presso il Teatrino delle Sei “Luca Ronconi”. Seguiranno in modo itinerante altri due programmi, l’Ex Museo Civico e al Teatro Caio Melisso. Nei primi due appuntamenti della kermesse verranno eseguite musiche di Benjamin Britten, Francis Poulenc, Alexander Skrjabin, Eric Satie, Maurice Ravel, Luciano Berio, Béla Bartók, e Manuel de Falla; al pianoforte Diego Moccia, Marco Simionato e Alessandro Bistarelli, accanto ai solisti del Teatro Lirico Sperimentale Federica Livi, Daniela Nineva e Noemi Umani.
Il programma proseguirà con la messa in scena di Mahagonny Songspiel, l’opera nata nel 1927 dal sodalizio tra Bertolt Brecht e Kurt Weill, eseguita per l’occasione nella versione originale per pianoforte a cura di David Drew. Lo spettacolo, coprodotto con il Festival delle Nazioni di Città di Castello, verrà nuovamente rappresentato il 30 agosto 2017 alle ore 21.00 presso il Teatro dei Riuniti di Umbertide(per info e prenotazioni tel. 075 85.22.823).
La regia è curata da Giorgio Sangati, già regista assistente di Luca Ronconi al Piccolo di Milano e avviato ad una brillante carriera dopo il successo per la regia de Le donne Gelose di Goldoni al Piccolo di Milano, poi presentata a San Pietroburgo, e di Arlecchino servitore di due Padroni realizzato nel 2016 per il Teatro Stabile del Veneto. L’allestimento scenico è di Alberto Nonnato. Gli interpreti sono il pianista Corrado Valvo e i cantanti Paolo Ciavarelli nel ruolo di Bobby, Amedeo Di Furia nel ruolo di Charlie, Giordano Farina nel ruolo di Jimmy, Mariangela Marini nel ruolo di Jessie, Annapaola Pinna nel ruolo di Bessie e Marco Rencinai nel ruolo di Billy.
Sangati pensa ad una riflessione sulle forme e sulla natura delle dipendenze del pubblico di oggi, “nell\’epoca di Facebook, Tinder e Amazon”, e sostiene che “Mahagonny, la città del vizio e del denaro, ricorda inevitabilmente una rete, una comunità di assuefatti, di addicted… comunità sì, ma di solitudini, di individui legati da bisogni e impulsi ma inevitabilmente soli, alla ricerca disperata di qualcosa che colmi un vuoto, che li sazi… e che ci sazi”.
La comprensione del testo sarà agevolata dalla presenza di sovratitoli, a cura di Lucia Sorci.
Venerdì 11- sabato 12 agosto ore 18.00 – Spoleto
Teatrino delle Sei “Luca Ronconi”, Ex Museo Civico e Teatro Caio Melisso
Mercoledì 30 agosto 2017 ore 21.00 –Umbertide
Teatro dei Riuniti (per info e prenotazioni tel. 075 85.22.823)
Per l’acquisto dei biglietti di Eine Kleine Domplatz Musik (€ 8,00 + 1,50 prevendita fino a due ore prima dello spettacolo):
biglietteria del Teatro Caio Melisso: aperta nei giorni 11 e 12 agosto 2017 dalle ore 16.00;
Ticket Italia, tel. 0743.222889 – www.ticketitalia.com – www.tls-belli.it
Spoleto Box 25 – Piazza della Vittoria, 25 Tel.0743.47967, dal lunedì al sabato ore 10.00 – 13.00 / 16.00 – 20.00. Nel mese di agosto chiuso il sabato pomeriggio.
the little Mahagonny
Mahagonny-songspiel o \”The Little Mahagonny\” prende forma nel 1927 da uno degli incontri più interessanti e rivoluzionari della storia del teatro musicale, quello tra Bertolt Brecht e Kurt Weill. Brecht chiede a Weill di lavorare a partire da alcune sue composizioni poetiche per montare una specie di piccola opera sperimentale, un laboratorio stilistico che qualche anno più tardi, nel 30\’ evolverà nell\’opera \”Ascesa e rovina della città di Mahagonny\”.
Si tratta quindi di un materiale di studio, ancora grezzo, frammentario, spigoloso, discontinuo; nella cui discontinutà (che non esclude affatto un\’evoluzione), però, forse sta la chiave degli esperimenti successivi nei quali Brecht dichiaratamente cerca di rompere ogni forma di fluidità percettiva e scenica. Inizia con Mahagonny il tentativo di rompere le convenzioni dell\’ \”Isituzione Opera\”, creare un prodotto \”culinario\” (cioè con gli ingredienti dell\’intrattenimento) per usare le parole di Brecht, inaugurando però, un dialogo con il pubblico per stimolarne un atteggiamento attivo piuttosto che passivo, dare all\’assurdità delle convenzioni operistiche un materiale altrettanto irreale.
La trama è poco più che abbozzatta: un gruppo di uomini e di donne in fuga da imprecisate città (o civiltà) americane si riunisce nella delirante Mahagonny, città del sesso, dell\’alcool della droga, del denaro soprattutto. In breve però anche questo allucinato Eldorado si inaridisce e il gruppo, scartata la possibilità di un trasloco verso un nuovo fronte (Benares), assiste inerme alla discesa in città di un Dio indagatore e al suo successivo frantumarsi.
Nella Germania di Weimar a due anni dalla crisi del 29\’ e alla vigilia dell\’ascesa al potere di Hitler, nel mezzo del vortice economico Brecht intuisce (in modo quasi profetico ma senza semplificazioni rassicuranti) il potenziale autodistruttivo della macchina economica che procede per salti e per autocombustioni, così come quello narcotico dell\’intrattenimento.
Non è facile oggi pensare a una messa in scena altrettanto efficace: nonostante a distanza di novantanni la crisi (economica e morale) non abbia smesso di essere argomento all\’ordine del giorno, Brecht e Weill sono stati sufficentemente rappresentati, osannati, fraintesi, digeriti e metabolizzati; ma forse, ora, passata ormai da qualche anno una certa moda brechtiana, si può recuperare uno sguardo meno ideologico su questo Songspiel.
Un\’ipotesi di mise en espace potrebbe partire da una riflessione sulle forme e sulla natura delle dipendenze del pubblico di oggi: nell\’epoca di Facebook, Tinder e Amazon, Mahagonny mi ricorda inevitabilmente una rete, una comunità di assuefatti, di addicted, comunità sì, ma di solitudini, individui legati solo da bisogni, impulsi, ma, inevitabilmente soli, alla ricerca, disperata di qualcosa che colmi un vuoto, che li sazi, che ci sazi.
Un mondo di prodotti da scartare, di servizi, di rapporti che ci raggiungono dovunque siamo, quando vogliamo: tutto facile (apparentemente e se hai la carta carica) per creare la nostra personalissima Mahogonny su misura: l\’importante è cliccare, comprare, incontrare sempre e comunque, prima che questo ennesimo sogno svanisca.
Mi piacerebbe partire da qui per pensare a come portare in scena questo piccolo capolavoro di \”teatro\” musicale del novecento.